I borghi sono luoghi che ti colmano d’affetto, che ti sorprendono e attendono il tuo ritorno. Se provi a cercare su Google il borgo in cui sono nata e cresciuta, sono sicura che non lo troverai mai e i risultati sono tutti legati a Vicenza. Anche Google Maps ti segnalerà di non aver trovato il risultato che speravi, eppure non è difficile da arrivarci come Carello. Ogni volta che racconto a mia zia Teresa le mie avventure e le mie passioni per i borghi abbandonati, lei che mi ha visto scattare decine di foto ai vecchi portoni di Amaroni, mi chiede perchè non scrivo del nostro borgo. E allora eccomi qui, a raccontarti di Vicenzale, senza tener conto delle parole chiave, della SEO o dei competitor (tanto lo so già, sarà un articolo da prima posizione su Google). Solo pure emozioni.
Vicenzale: il mio borgo speciale
Se è vero che le proprie passioni sono il frutto delle nostre origini, solo conoscendo il luogo dove sono nata e cresciuta capirai il mio amore per il turismo religioso, per la cucina tradizionale, e perchè esulto davanti ad un luogo abbandonato. Credi alle parole di mia zia quando dice che ho tutto qui?
Vicenzale è un piccolissimo borgo di Catanzaro, un groviglio di poche case in uno dei quartieri a nord della città, sconosciuto agli stessi catanzaresi, ogni volta che mi chiedono dove sia mi tocca specificare che si trova “in fondo al campo di Pontegrande”.
Dei borghi piccoli di solito di usa dire che hanno “quattru casi e nu furnu“, e qui si possono contare due o tre forni a legna di famiglia che ancora ricordano i momenti di condivisione tra vicini.
Vicenzale non è collegato con i mezzi pubblici ma si raggiunge facilmente in auto; bastano otto minuti cronometrati a piedi ad andatura costante per arrivare alla fermata dell’autobus, alla farmacia o alla macelleria, non perchè sia lontano ma per un tratto in salita. In discesa invece ci vogliono tre minuti.
Le cose che il bambino ama
Gibran
rimangono nel regno del cuore fino alla vecchiaia.
La cosa più bella della vita è che la nostra anima
rimanga ad aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo.
Sono cresciuta senza sapere cosa fosse un parcheggio a pagamento o quali siano le regole da rispettare in un condominio. La mia generazione non ha vissuto nello smog e nel traffico. La prima volta che ho trascorso qualche ora nel centro di Catanzaro pensavo fosse una città immensa rispetto ai quartieri frequentati fino ad allora.
I ragazzi del mio quartiere li ho visti nascere
Quartiere, Luca Barbarossa
coi loro musi da lavare li ho visti crescere
i pantaloni sopra il ginocchio e le scarpe quelle buone
“Non gridare che lì c’è quel vecchio che c’ha bucato già un pallone”
Per noi bambini del borgo andava di moda portare i supersantos al posto dei cappelli, abbiamo avuto più palloni bucati e tagliati a metà dal vecchietto di turno che bambole.
Vivere qui significa stare fuori dal mondo: anche se le nostre case distavano meno di un km, la mia amica mi prendeva per pazza quando la chiamavo per dirle di non poter andare al mare perchè da me pioveva (mentre fuori casa sua il sole bruciava).
Vicenzale è l’emozione che viviamo i giorni della festa di Pontegrande, con mia mamma in cucina a preparare i piatti tradizionali mentre io seguo le processioni. In casa nostra non è il sabato della festa senza il morzello e non è “la domenica” se mancano la pasta di casa, le melanzane ripiene e le lumache.
La prima domenica di settembre Vicenzale si rianima, l’unico giorno in cui ci ritroviamo tutti nella piazzetta, è l’occasione giusta per rivedere chi torna nel proprio quartiere di origine.
A differenza delle città o dei grandi quartieri, nei piccoli borghi si mantiene vivo il ricordo delle persone che ti hanno vista nascere, crescere, sposare, basta fissare lo sguardo sulla loro finestra, alla loro porta, dentro un vicolo, o su una scala per sentirli ancora qui e nel silenzio riuscirne a percepire la loro presenza.
Vicenzale è per un anno intero l’attesa di rivivere e riassaporare i sapori della tradizione, e per me la coddhara è uno dei momenti irrinunciabili.
Leggi anche: Maiale in tavola: antichi sapori della tradizione calabrese
Durante il periodo quaresimale vedrai appese fuori casa delle mie zie la corajisima realizzate da mia nonna.
Per saperne di più leggi Corajisima: la bambola quaresimale segnatempo
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Post aggiornato al 8 Giugno 2020 da Maria Rita
4 commenti
Mi hai fatto venir voglia di visitare questo posto!!! <3
Questi posti, che ai più sembrano dimenticati da dio, per me hanno un fascino indescrivibile. Aggiungi questo al fatto che hai dei ricordi legati a territorio… un connubio perfetto!
Dev’essere bello vivere in un piccolo borgo fin da piccoli… Mi sembrava di essere li con te. Adesso vado a leggermi il post sulle bambole.😉🤔
Fa sempre un certo che raccontare casa propria, vero? Io sono cresciuta in un luogo molto più grande (seppur sempre un paese) e mi sembra sempre strano parlarne. Io conosco poco la Calabria e il tuo racconto regala quel pizzico di personalità che invoglia ancora di più a conoscere un luogo così. Brava.