Ho sempre vivo il ricordo di una bambola, a Corajisima, che mia nonna appendeva sul balcone di casa nel periodo di Quaresima. Da piccola l’ho sempre guardata con inquietudine, per dir la verità, mi faceva anche un pò paura. Da quando mia nonna non c’è più, le mie zie hanno continuato a mantenere questa tradizione che ancora non tutti conoscono. Negli anni le corajisime di famiglia, da elemento di vergogna sono diventate frutto di interesse per chi non le conosceva.
Durante il convegno sulle “Corajisime, Caremme e Quarantane” ad Amaroni, promossa dall’Associazione Culturale Radici Calabre e in collaborazione con l’Associazione Tradizioni Teatine e grazie ad Andrea Bressi, ricercatore delle usanze e tradizioni antiche, abbiamo scoperto che esiste un mondo sulle bambole quaresimali non solo in Calabria, al di là di quelle che realizzava mia nonna, ma anche nelle altre regioni del Sud Italia.
Nella mostra Paese che vai, Corajisima che trovi c’erano esposte anche le corajisime di famiglia oltre a quelle dei paesi in cui ancora oggi viene realizzata.
Grazie alla collaborazione di mia cugina abbiamo deciso di realizzarla da sole sulla base di quelle già create da mia nonna e continuare la tradizione di famiglia. Ma quant’è carina?
Cosa trovate in questo post
Che cos’è la Corajisima?
Corajisima è una pupazza o una bambola generalmente vestita a lutto per la morte del marito o fratello Carnevale. Nei giorni di lunedì e martedì grasso Carnevale ha sperperato tutti i suoi averi morendo di ingordigia e lasciandola povera. Viene esposta sul balcone o fuori da una finestra dal Mercoledì delle Ceneri fino alla Domenica di Pasqua, in alcuni paesi fino al Sabato Santo. A inizio Quaresima la Corajisima si presenta con un’arancia o una patata ai suoi piedi infilzata da 7 penne che col trascorrere delle settimane vengono sfilate, e con il fuso e la conocchia tra le mani.
Corajisima: il calendario quaresimale
Corajisima rappresenta il calendario quaresimale degli antichi.
Le sette penne infilzate nella patata o nell’arancia scandiscono le sette settimane di attesa dall’inizio della Quaresima fino a Pasqua. Contando le penne si calcolano il numero di domeniche che ci separano dai giorni di festa.
Lo scandire del tempo è rappresentato anche dalla laboriosità della donna che utilizza il fuso e la conocchia.
Corajisima: curiosità sulle bambole quaresimali
Corajisima ha tanti nomi: Kreshmza nelle comunità arbëreshe, Quaremma, Caremma, Quarantana, Quarajesima, Korajesima, Quaravesema e molti ancora.
Ogni paese ha la sua Corajisima. Moltissime sono vestite di nero, ma ci sono paesi che la vestono con i loro abiti tradizionali colorati attendendo la Pasqua in maniera gioiosa.
Corajisima può essere realizzata con bambole di plastica, come le nostre, oppure con pezze di stoffa riempite di ovatta o paglia, e vestita con materiale di recupero. Gli occhi, la bocca e il naso vengono disegnati o ricamati.
In alcuni paesi le bambole vengono ornate con collane fatte di uvetta, castagne, e fichi secchi, sempre nel numero di sette, e vengono tolti insieme alle penne.
La tradizione vuole che le penne di gallina utilizzate siano sei scure e una bianca, quest’ultima rappresenta il candore della Pasqua e viene sfilata per ultima.
Le bambole quaresimali nel Sud Italia
Le bambole volanti in Abruzzo
A Torrevecchia Teatina, in provincia di Chieti, si spezza la Quaresima con le bambole volanti. Le bambole vengono tolte dalla finestra e fatte svolazzare nel borgo e sulle persone la quarta domenica di Quaresima. Durante la manifestazione si possono incontrare le Parche, tre maschere che filano, cuciono e tagliano il destino, e la persona più anziana del paese spezza la Vecchia un dolce tipico della zona con 7 lingue, 7 penne e 7 gambe.
La Quarantana in Puglia
A Ruvo di Puglia la Domenica di Pasqua si celebra il tradizionale scoppio della Quarantana.
In alcuni paesi della Puglia vengono appesi i taralli e una bottiglietta di vino.
La Quaremma in Basilicata
A Montescaglioso vengono esposte 7 bambole, qui conosciute come Quaremme, che rappresentano la moglie e le figlie di Carnevale. Si chiamano Anna, Susanna, Rebecca, Rebanna, Palma, Pasquaredda e Pasquairanna (o Pasqua). Ogni domenica viene tolta una bambola.
La Corajisima in Calabria
Ecco la mia Corajisima completa di patata, penne, fuso e conocchia, appesa fuori il portone di casa, realizzata con amore per mantenere sempre vivo il ricordo di mia nonna. Un accenno lo trovi anche nell’ABC di Catanzaro alla lettera F.
Mia cugina Angela, la mia modella-pacchiana di Tiriolo, invece ha deciso di inserire le penne in un’arancia.
E ora, come Andrea, mi vien voglia di girare per piccoli borghi in cerca di Corajisime e fotografarle. Sarà una vera Caccia al tesoro di queste pupazze. Nella provincia di Catanzaro, oltre alle nostre di famiglia, la tradizione continua a Satriano, Davoli, Guardavalle, Tiriolo, Amaroni e Girifalco.
Conosci questa tradizione delle bambole quaresimali? Scrivimi qui sotto nei commenti. Se anche voi l’avete realizzata o conoscete qualche signora anziana che ancora continua ad appenderla fuori dal balcone, non esitate a contattarmi.
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Post aggiornato al 8 Giugno 2020 da Maria Rita
10 commenti
Che cosa interessante… mi piacciono queste tradizioni che arrivano dal passato e che hanno la forza di approdare nel nostro presente.
Davvero interessante! Non conoscevo questa usanza!
Grazie per la spiegazione 😊
Che belle queste tradizioni, vanno assolutamente tramandate! Comunque la bambola vi è venuta proprio bene! 😉
Mai sentito parlare! Molto interessante!
A Taranto non l’ho mai vista ma nella provincia si. A Martina Franca viene appesa una bambola di pezza che chiamano Quarantana. Grazie a te, ho scoperto cosa significa.
fai bene a mantenere vive queste tradizioni 🙂
Non ne avevo mai sentito parlare. In effetti ad una prima occhiata possono risultare abbastanza inquietanti! Bellissima tradizione che mi auguro non vada mai perduta
Non avevo mai sentito parlare di quest’usanza ma è bello mantenerla viva tramandandola anche ai più giovani.
Adoro il sud e le sue tradizioni! Post davvero molto interessante! Grazie per aiutarci a conoscere queste realtà che verrebbero dimenticate se non condivise.
Non conoscevo per niente questa tradizione…e non le ho mai viste dato che ho abitato al nord e al centro Italia. Mi é piaciuta la spiegazione di ogni oggetto che la accompagna!