In occasione del 550 anniversario della morte dell’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Skanderbeg e grazie all’invito della Pro Loco Arbëria di Lungro ho avuto modo di rivivere la sua storia e le sue gesta eroiche nella rievocazione storica Skanderbeku Prindi i Arbërisë.
Dalla seconda metà del XV secolo fino alla seconda metà del XVII secolo, gli arbёreshё hanno portato con sé l’antica patria nell’Italia Meridionale. Nelle prime ondate di emigrazione i soldati albanesi offrirono il loro contributo agli Aragonesi nella lotta contro gli Angioini. La più grande emigrazione avvenne dopo l’invasione dell’Albania da parte dei turchi e in seguito alla morte di Skanderbeg.
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Giorgio Castriota Skanderbeg
Gjergj Kastrioti nacque intorno al 1405 in una delle famiglie importanti dell’Albania feudale, all’epoca una regione strategica confinante con l’impero turco. A 9 anni insieme ai fratelli fu consegnato al Sultano Murat e portato alla corte di Adrianopoli dove fu istruito alla vita militare. Per le sue doti gli furono affidati incarichi importanti fino a diventare generale.
Le sue gesta eroiche giunsero in Albania e alla morte del padre si riconvertì al Cristianesimo prendendo le difese del suo popolo. Per 25 anni gli albanesi hanno accumulato vittorie grazie ai piani di battaglia organizzati con astuzia da Skanderbeg. Nel 1567 sconfisse Maometto II.
Skanderbeg offrì il proprio aiuto a Ferdinando I d’Aragona nella battaglia contro Giovanni d’Angiò. In segno di riconoscenza ricevette alcuni feudi nell’italia meridionale che, alla sua morte, ospitarono gli albanesi in fuga dagli Ottomani.
Skanderbeku Prindi i Arbërisë
Anche se la rievocazione era prevista nel pomeriggio, ho deciso di arrivare la mattina a Lungro per poter partecipare alla celebrazione della messa col rito greco bizantino. Ad accoglierci dopo la messa è Anna Stratigò, che dopo averci fatto ascoltare un pò di musica albanese al bar ci ha ospitati nella sua Casa Museo del Risorgimento facendoci assaggiare piatti prelibati della cucina arbёreshe.
L’emozione più grande è stata quella di essere parte attiva durante la vestizione di Giovanna, vedere nei suoi occhi la commozione di indossare per la prima volta l’abito da lutto arbёresh per l’accompagnamento funebre, e vedere quanta dedizione si prova nell’indossare un abito così importante che viene tramandato per generazioni. Sembra facile e veloce indossare questi abiti, e non è così perchè la coda della gonna, una volta indossata viene cucita, e prima di toglierla scucita.
La rievocazione storica Skanderbeku Prindi i Arbërisë, quest’anno alla sua quinta edizione, è un ritorno del passato. Come oggi, negli anni ’60 gli abitanti di Lungro iniziavano i festeggiamenti del Carnevale ricordando l’eroe Skanderbeg in una parata storica con musica e canti.
Skanderbeg e i suoi guerrieri partono dalla Chiesa di Costantinopoli e si dirigono nella Piazza XVI Luglio 1859. Il popolo albanese li attende nel villaggio, un luogo di ristoro dove possono riposare. Impreparati all’arrivo dei turchi, i guerrieri albanesi lottano con ardore e li sconfiggono, sostenuti dal popolo che urla “Rroft Skanderbeku” e seguito dal canto Porsi Fleta.
Arrivati a valle i soldati decidono di accamparsi e danzando con le spade fanno finta di combattere tra di loro prendendo in giro i loro prigionieri.
Giorgio Araniti apparteneva ad una delle famiglie più potenti. Skanderbeg sposa sua figlia Donica per sancire l’alleanza. Come regalo di nozze, i guerrieri albanesi offrono i prigionieri turchi agli sposi.
La scena della morte di Skanderbeg avviene nella piazza della Cattedrale di San Nicola di Mira. Prima di morire l’eroe, ammalato di malaria, chiese ad un bambino di raccogliere dei pezzi di legno per farne un mazzo, i guerrieri provarono ad obbedire alla sua richiesta di romperlo senza riuscirci mentre il bambino li divise e riuscì a spezzarli. L’insegnamento che Skanderbeg ha lasciato al suo popolo è che solo rimanendo uniti potranno essere imbattibili.
La rievocazione storica si conclude con un canto di nostalgia e libertà, Petkat e tё mirat tona, in cui si racconta la drammatica partenza dalla città di Corone a seguito dell’invasione dei turchi.
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ultimo aggiornamento – febbraio 2020
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Post aggiornato al 8 Giugno 2020 da Maria Rita