Nel Parco Nazionale del Pollino esiste un borgo molto caratteristico per la sua cultura arbëreshë, uno dei borghi più belli d’Italia e Bandiera Arancione del Touring Club. Civita, insieme a Cerchiara di Calabria è uno dei “paesaggi della pietra”, per via dell’azione corrosiva del Torrente Raganello è stato facile reperirne le pietre, elemento tipico delle sue costruzioni. La sua posizione consente ai turisti di trascorrere le loro giornate sia in montagna che al mare, basta circa mezz’ora e anche meno per raggiungere il Golfo di Sibari. Ti porto a scoprire cosa vedere a Civita, il borgo che mi ha visto indossare per la prima volta il mio abito da pacchiana durante le Vallje del 2012, dove ho visto per la prima volta una chiesa di rito greco bizantino e mi ha fatto scoprire la cultura arbëreshe presente in Calabria e in altre regioni del Sud Italia.
Un borgo in cui dopo le tante toccate e fughe ci ha accolti con la sua immensa ospitalità per un week end in occasione del blog tour Civita e le 7 meraviglie che abbiamo ideato con Stefania Emmanuele, io ispiratrice e lei organizzatrice. L’hashtag che ci lega sui social è #Civitanelcuore, e un cuore lo abbiamo trovato proprio in mezzo alla natura incontaminata sull’estrema dorsale del Raganello.
Cosa trovate in questo post
Cosa vedere a Civita
Le Vallje
Per vivere intensamente la loro cultura arbëreshe e ammirare i costumi bicentenari che hanno ereditato le nuove generazioni, ti consiglio di visitare il borgo di Civita il martedì di Pasqua che, in questo giorno speciale, celebra le Vallje.
La Vallja è una ridda, una danza popolare che ancora oggi viene tramandata dagli abitanti delle montagne albanesi Dukagini e della regione del Kosovo, Rugova, che rievoca un evento storico molto importante per la storia degli arbëreshë, la vittoria di Giorgio Kastriota Skanderbeg e del suo piccolo esercito contro i turchi guidati da Balabano, salvando Kruja il 24 aprile 1467, che quell’anno cadeva il Martedì dopo Pasqua secondo il calendario Giuliano in vigore in quel tempo, il 24 aprile 1467.
Ti racconto la storia: Skanderbeku Prindi i Arbërisë
La Vallja si compone di due figure importanti che si pongono alle estremità, i “flamurtarë” che portano la bandiera e al centro le ragazze formano una catena attraverso fazzoletti. I “forestieri” vengono imprigionati e per riscattare la propria libertà devono offrire da bere o mangiare al bar.
Oltre alla Vallja femminile si assiste alla danza degli uomini, la “vallja e burravet” che rievocano nei loro movimenti la tattica del combattimento che utilizzava Skanderbeg per accerchiare e catturare il nemico.
La Chiesa Santa Maria Assunta
Nella piazza del paese puoi ammirare la chiesa di rito greco bizantino dedicata a Santa Maria Assunta con la torre campanaria in cui sono collocate tre campane ed un orologio meccanico che risale al 1896. I lavori, iniziati nel 1571, si protrassero fino alla seconda metà del ‘600.
Al suo interno la Chiesa è in stile tardo barocco, con gli affreschi di Giovanni Capaccio del 1858 (l’Immacolata, San Biagio, la Madonna del Rosario, San Domenico, Santa Caterina, la Trinità), e ricca di mosaici lungo le pareti laterali e sull’abside, in cui è raffigurata la Vergine Odigitria. A differenza di altre chiese che mantengono questo rito, sono presenti anche delle statue: prima di passare al rito greco bizantino con il Concilio di Trento, la chiesa aveva il rito latino. Col passaggio si sono conservate le statue già presenti senza introdurne di nuove.
L’iconostasi, la parete lignea che separa la navata dalla Vima in cui i Papàs celebrano la Divina Liturgia, è la prima cosa che colpisce appena entri nella Chiesa. E’ caratterizzata da tre porte: la porta regale dalla quale passano solo i sacerdoti in cui sono raffigurati l’Annunciazione e gli Evangelisti, mentre sulle due porte laterali per il passaggio dei diaconi sono presenti le icone dell’Arcangelo Michele e di Santo Stefano. Nella parte alta sono rappresentate in 12 icone le feste liturgiche più importanti dell’anno, dipinte nel 1992 da Ernesto Kominos, e al centro la Mistica Cena e l’iscrizione greca “Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale abbi Pietà di Noi”.
Le case Kodra e i comignoli
Passeggiando per Civita potresti sentirti osservato, guardati intorno per notare delle case antropomorfe che hanno le sembianze umane. Le finestre, la porta e la canna del camino sembrano essere occhi, bocca e naso. Queste case che avevano il compito di allontanare gli spiriti maligni sono state ribattezzate da Stefania Case Kodra, un grande omaggio al pittore albanese Ibrahim Kodra che visitò Civita negli anni ’90 e ne notò una stretta somiglianza con le sue opere postcubiste che ritraggono figure umanoidi e robotiche con forme geometriche, teste quadrate e occhi triangolari.
Ad aspettarti presso la Shpia e Ndallandishit c’è Zì Antonio, lo trovi seduto per salutarti, scambiare quattro chiacchiere e farsi immortalare tra le tue foto ricordo.
Oggi le Case Kodra sono diventate un brand e attirano tantissimi turisti a Civita. Questa tipologia di case penso che sia una caratteristica dei borghi arbëreshë, ne ho vista una anche a Lungro, il borgo in cui ha sede l’Eparchia.
Oltre alle Case Kodra, un’altra importante fonte di attrazione sono i comignoli che, realizzati a partire dal ‘700, in passato rappresentavano lo status sociale, dai più elaborati per le famiglie altolocate ai più semplici per le contadine e con forme apotropaiche per chi amava la simbologia e la ritualità. Non esiste un comignolo uguale ad un altro e a ognuno di essi è stato dato un nome (la Sentinella, il Gufo, l’Urlo di Munch).
Nel Rione Sant’Antonio é stata inaugurata una Casa Kodra Museo che conserva perfettamente gli usi degli abitanti. Al suo interno puoi ammirare una stanza in cui dormire e mangiare e la cucina.
Il Belvedere di Civita
Raggiungi il Belvedere “Djepeza“, noto anche come la Culletta, per una bellissima vista panoramica sul Golfo di Sibari, sul Ponte del Diavolo e sulla Timpa del Demanio, la parete rocciosa dalle sfumature rosa che cade a strapiombo sul Torrente Raganello, così vicina che ti sembra di toccarla.
Il Castello di Kruja
Nella parte bassa del Paese che conduce al Ponte del Diavolo puoi ammirare la riproduzione del Castello di Kruja, all’interno del quale sono stati realizzati un centro convegni e una pinacoteca.
Il Ponte del Diavolo e le Gole del Raganello
Il Ponte del Diavolo ha un’arcata a dorso d’asino di 36 metri e risale al 1500 tra tante distruzioni e ricostruzioni, l’ultima nel 2005. Il Ponte del Diavolo è sempre stato utilizzato come punto di passaggio per attraversare anche in epoca romana l’antico Acalandros.
Sono tantissime le leggende che ancora oggi ci vengono raccontate, come quella che ci racconta Stefania sulla Magàra, una donna che appare bellissima agli uomini e li ammalia e brutta alle donne che fu catturata e buttata nel burrone e tramutandosi in un uccello volò per nascondersi nella montagna.
Il punto in cui è stato realizzato fa pensare che sia stato costruito dal diavolo e non dall’uomo, che un proprietario terriero gli abbia chiesto di costruirlo in cambio dell’anima del primo passante sul ponte e che ad attraversarlo fu una pecora e una capra, e per l’ira sprofondò negli abissi. Pare che nei giorni di forte vento si senta l’ululato del diavolo.
La Mater Chiesa e l’estrema dorsale del Raganello
Uno dei percorsi consigliati da Stefania nelle sue Camminate Civitesi è la Camminata Mater Chiesa fuori dall’abitato. Basta sedersi sulla pietra in mezzo agli alberi di ulivo per capire quanto questo posto sia mistico, forse era un luogo di preghiera e di contemplazione che ancora oggi riesce a farti rigenerare se sei in cerca di pace e tranquillità.
In quest’area è stato anche ritrovato un antico giacimento archeologico, una necropoli con oltre 80mila tombe presenti soprattutto nella zona di Francavilla Marittima. Dal 2000 l’Università internazionale di Archeologia di Groningen in Olanda ha avvito la realizzazione del Parco Archeologico del Raganello con l’obiettivo di rinvenire importanti siti e reperti archeologici risalenti all’età protostorica.
Per raggiungere la Mater Chiesa puoi partire dalle Poste di Civita e raggiungere l’Ostello della Gioventù oppure se ti trovi nei pressi del Ponte del Diavolo ti basterà salire i 615 gradini con un dislivello di 250 metri.
Se vuoi una vista panoramica ancora più ampia di Civita e delle Gole del Raganello fatti accompagnare da Stefania in un’arrampicata su roccia. A me hanno lasciato i segni sulle mani, ma arrivata lassù ti chiederai “Davvero sono partita dal Belvedere e sono arrivata fin qui?”.
Il museo etnico della cultura arbëreshe
Il museo etnico arbëreshe mantiene viva la memoria storica della cultura con la sala del costume, tra i quali un vestito da sposa civitese che si tramanda da secoli di generazione in generazione. Nel museo si possono ammirare anche attrezzi di vita quotidiana.
Passeggiare tra i Rioni di Civita
Seppur sia un borgo non di grandi dimensioni, Civita ha due rioni e la piazza posta al centro. Il Rione S. Antonio è caratterizzato dalle case accalcate e da vicoli di forma circolare mantenendo intatta l’architettura caratteristica del paese. A questo rione dovrebbe corrispondere la Gjitonia.
Il Rione Magazeno, che prende il nome per la presenza di un magazzino che oggi è sede di un frantoio, si trova nella zona del Belvedere e ha strade più larghe rispetto a quello di Sant’Antonio. Da questo rione parte il corteo delle Vallje per giungere fino alla Piazza.
Dove dormire a Civita
Per dormire a Civita hai l’imbarazzo della scelta. Ci sono b&b di tutti i tipi. Noi abbiamo avuto il piacere di soggiornare dalla creativa Debora presso Le Terrazze, proprio all’ingresso del paese. Hai anche la comodità di avere il parcheggio senza allontanarti troppo. Insieme alla mia carissima Maria Millarte di Around me ci ha fatto trovare una ricchissima colazione con dolci fatti in casa da lei ed è stata carinissima a omaggiarci delle candele con le Case Kodra. La cucina di Debora è a disposizione di chiunque decida di pranzare nel B&B.
Dove mangiare a Civita
Durante il blog tour siamo stati ospiti dell’Oste d’Arberia, il nuovo ristorante inaugurato la scorsa estate. Patate del Pollino con alloro. Una degustazione che sa di peperoni “corna di toro” con fagioli, sopressata e culatello, formaggio canestrato al vino e all’origano, patate del Pollino, melanzane viola all’aceto e frittelle di zucchine e cavolfiori, seguito dai maccheroni al pomodoro fresco e ricotta e per finire dai crustuli.
Dopo l’escursione mattutina di domenica invece la bravissima Anna Stratigò ha spostato la sua Social Cooking dalla Casa Museo del Risorgimento di Lungro all’Antico Ulivo dimostrandoci come si realizzano due piatti tipici della cucina arbëreshe, le Stridhëlat e le Dromësat.
Prima di andar via ricordati di passare in piazza da Carlomagno per degustare il latte di mandorla e prendere una scorta di mandorle pralinate come abbiamo fatto noi, hai l’imbarazzo della scelta.
Curiosità su Civita
Il nome arbëresh di Civita è Çifti e passeggiando noterai di sicuro le varie insegne topografiche che riportano le due lingue. Quando gli albanesi arrivarono in questa terra intorno al 1471, si trovarono sui resti di insediamento medievale chiamato “Castrum Sancti Salvatoris” distrutto da un violento terremoto nel 1456.
Oltre alla Chiesa di Santa Maria Assunta puoi visitare la Cappella di Sant’Antonio e della Madonna della Consolazione risalente al XVI secolo.
Cosa vedere nei dintorni di Civita
Per visitare al meglio Civita e non per una semplice toccata e fuga consiglio di trascorrere un week end pieno. Con qualche giorno in più, raggiungendo anche la costa jonica per la vicinanza del borgo all’autostrada, potete visitare nei dintorni:
- Morano Calabro
- Il Parco della Lavanda a Campotenese nella stagione estiva da metà giugno a metà agosto.
- La Grotta del Romito e il graffito del Bos Primigenius a Papasidero
- Mormanno
- Altomonte
- Frascineto
- Il Santuario di Santa Maria delle Armi, la Grotta delle Ninfe a Cerchiara di Calabria
- La Grotta di Sant’Angelo a Cassano allo Jonio
- Oriolo e Rocca Imperiale
- Corigliano – Rossano: il Codex Purpureus Rossanensis e il Museo della Liquirizia Amarelli e il castello ducale
- Parco Archeologico di Sibari
- Il Castello Federiciano di Roseto Capo Spulico
Come arrivare a Civita
L’aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme. Se viaggiate in auto l’uscita autostradale è Castrovillari-Frascineto, poi proseguite per circa 7 km seguendo le indicazioni per Civita.
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Post aggiornato al 25 Luglio 2020 da Maria Rita
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Molto interessanti questi luoghi, non li conoscevo minimanete! Grazie per le informazioni!