Viaggiamo con un post ispirazionale per gli amanti della montagna. Ho selezionato le frasi e le citazioni dedicati alla montagna che mi hanno emozionato di più.
Cosa trovate in questo post
- Le più belle frasi e citazioni dedicate alla montagna
- Le più belle frasi e citazioni dedicate alla montagna di Walter Bonatti
- Le più belle frasi e citazioni dedicate alla montagna di Reinhold Messner
- Le più belle frasi e citazioni dedicate alla montagna di Paolo Cognetti
- La montagna nei racconti di Erri De Luca
- La montagna nei racconti di Fabrizio Caramagna
- La montagna nei racconti di Mauro Corona
Le più belle frasi e citazioni dedicate alla montagna
Sulle cime più alte ci si rende conto che la neve, il cielo e l’oro hanno lo stesso valore.
Boris Vian
Chi più alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna.
Felice Bonaiti
Nelle vibranti e libere corse sulle rocce tormentate, nei lunghi e muti colloqui con il sole e con il vento, con l’azzurro, nella dolcezza un po’ stanca dei delicati tramonti, ritrovavo la serenità e la tranquillità. E l’ebbrezza di quell’ora passata lassù isolato dal mondo, nella gloria delle altezze, potrebbe essere sufficiente a giustificare qualunque follia.
Giusto Gervasutti
Una volta arrivati sulla vetta ci siamo voltati, e ci si è presentata una bellissima vista. L’atmosfera splendidamente chiara; il cielo azzurro intenso; le valli profonde; i profili selvaggiamente frastagliati; i cumuli di detriti ammassati nel corso dei secoli; le rocce dai colori vividi, in contrasto con le quiete montagne innevate; tutto questo insieme creava uno scenario che nessuno avrebbe potuto immaginare.
Charles Darwin
Quando uomini e montagne si incontrano, grandi cose accadono.
William Blake
Un paese di pianura per quanto sia bello, non lo fu mai ai miei occhi. Ho bisogno di torrenti, di rocce, di pini selvatici, di boschi neri, di montagne, di cammini dirupati ardui da salire e da discendere, di precipizi d’intorno che mi infondano molta paura.
Jean-Jacques Rosseau
Le più belle frasi e citazioni dedicate alla montagna di Walter Bonatti
La montagna più alta rimane sempre dentro di noi.
La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo. Se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano.
L’essere umano vive in città, mangia senza fame e beve senza sete, si stanca senza che il corpo fatichi, ricorre il proprio tempo senza raggiungerlo mai. E’ un essere imprigionato, una prigione senza confini da cui è quasi impossibile fuggire. Alcuni esseri umani però a volte, hanno bisogno di riprendersi le proprie vite, di ritrovare una strada maestra. Non tutti ci provano, in pochi ci riescono.
Da quassù il mondo degli uomini altro non sembra che follia, grigiore racchiuso dentro se stesso. E pensare che lo si reputa vivo soltanto perché è caotico e rumoroso.
La montagna ha il valore dell’uomo che vi si misura, altrimenti, di per sé, essa non sarebbe che un grosso mucchio di pietre.
E’ per conoscermi meglio e per trovare una mia dimensione che ho scalato montagne impossibili. L’ho fatto spinto dalla bellezza della natura alpina, dalla sfida e dal piacere di sapere.
Che quelle rocce innalzantisi in forma di mirabile architettura, quei canaloni ghiacciati salenti incontro al cielo, quel cielo ora azzurro profondo dove l’anima sembra dissolversi e fondersi con l’infinito, ora solcato da nuvole tempestose che pesano sullo spirito come una cappa di piombo, sempre lo stesso ma mutevolmente vario, suscitano in noi delle sensazioni che non si dimenticano più.
Non esiste, come qualcuno teorizza, la scalata moderna, antica o futura. Esiste soltanto la scalata, e come tale non è che un mezzo convenientemente adattato alla propria etica per raggiungere le proprie aspirazioni.
Chi più alto sale, più lontano vede; chi più lontano vede, più a lungo sogna.
La montagna se praticata in un certo modo è una scuola indubbiamente dura, a volte anche crudele, però sincera come non accade sempre nel quotidiano.
Le grandi montagne hanno il valore degli uomini che le salgono, altrimenti non sarebbero altro che un cumulo di sassi.
Io chiedo a una scalata non solamente le difficoltà ma una bellezza di linee.
Le più belle frasi e citazioni dedicate alla montagna di Reinhold Messner
Quando guardo le montagne ho i sentimenti delle montagne dentro di me: li sento, come Beethoven che sentiva i suoni nella testa quando era sordo e compose la Nona sinfonia. Le rocce, le pareti e le scalate sono un’opera d’arte.
Camminare per me significa entrare nella natura. Ed è per questo che cammino lentamente, non corro quasi mai. La Natura per me non è un campo da ginnastica. Io vado per vedere, per sentire, con tutti i miei sensi. Così il mio spirito entra negli alberi, nel prato, nei fiori. Le alte montagne sono per me un sentimento.
Il fascino delle montagne è dato dal fatto che sono belle, grandi e pericolose.
Quando guardo le montagne ho i sentimenti delle montagne dentro di me: li sento, come Beethoven che sentiva i suoni nella testa quando era sordo e compose la Nona sinfonia. Le rocce, le pareti e le scalate sono un’opera d’arte.
Forse è proprio questo il motore dell’arrampicata: come pesci nell’acqua, come uccelli in aria, come camosci sulle rocce, solo la simbiosi con l’ambiente fa di un uomo un buon alpinista.
A salvare la Alpi non saranno gli ecologisti, ma chi rifiuta il consumismo, chi si accontenta di mangiare pane e formaggio e di camminare con le proprie gambe.
Bandiere sulle montagne non ne porto: sulle cime io non lascio mai niente, se non, per brevissimo tempo, le mie orme che il vento ben presto cancella.
Le più belle frasi e citazioni dedicate alla montagna di Paolo Cognetti
Poi in certi rari giorni di vento, in autunno o in primavera, in fondo ai viali di Milano comparivano le montagne. Succedeva dopo una curva, sopra un cavalcavia, all’improvviso, e gli occhi dei miei genitori, senza bisogno che uno indicasse all’altra, correvano subito lì. Le cime erano bianche, il cielo insolitamente azzurro, una sensazione di miracolo.
Da mio padre avevo imparato, molto tempo dopo aver smesso di seguirlo sui sentieri, che in certe vite esistono montagne a cui non è possibile tornare. Che nelle vite come la mia e la sua non si può tornare alla montagna che sta al centro di tutte le altre, e all’inizio della propria storia. E che non resta che vagare per le otto montagne per chi, come noi, sulla prima e più alta ha perso un amico.
Se il punto in cui ti immergi in un fiume è il presente, pensai, allora il passato è l’acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e dove non c’è più niente per te, mentre il futuro è l’acqua che scende dall’alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a valle, il futuro a monte.
Forse è vero, come sosteneva mia madre, che ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna, un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene. La sua era senz’altro il bosco dei 1500 metri, quello di abeti e larici, alla cui ombra cresce il mirtillo, il ginepro e il rododendro, e si nascondono i caprioli. Io ero più attratto dalla montagna che viene dopo: prateria alpina, torrenti, torbiere, erbe d’alta quota, bestie al pascolo. Ancora più in alto la vegetazione scompare, la neve copre ogni cosa fino all’inizio dell’estate e il colore prevalente è il grigio della roccia, venato dal quarzo e intarsiato dal giallo dei licheni. Lì cominciava il mondo di mio padre. Dopo tre ore di cammino i prati ei boschi lasciavano il posto alle pietre, ai laghetti nascosti nelle conche glaciali, ai canaloni solcati dalle slavine, alle sorgenti di acqua gelida. La montagna si trasformava in un luogo più aspro, inospitale e puro: lassù lui diventava felice. Ringiovaniva, forse, tornando ad altre montagne e altri tempi. Anche il suo passo sembrava perdere peso e ritrovare un’agilità perduta.
Da mio padre avevo imparato, molto tempo dopo aver smesso di seguirlo lungo i sentieri, che in certe vite ci sono montagne a cui non si può mai tornare. Che in vite come la sua e la mia non si può tornare alla montagna che è al centro di tutto il resto, e all’inizio della propria storia. E quel girovagare per gli otto monti è tutto ciò che resta a chi, come noi, sul primo e più alto, ha perso un amico
La montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio tempo e misura.
Se il punto in cui ti immergi nel fiume è il presente, pensavo, allora il passato è l’acqua che ti è passata accanto, quella che è andata a valle e dove non c’è più niente per te; mentre il futuro è l’acqua che scende dall’alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è in valle, il futuro è in montagna
Non ricordavo bene perché mi fossi allontanato dalla montagna, né che cos’altro avevo amato quando non amavo più lei, ma mi sembrava, risalendola ogni mattina in solitudine, di farci lentamente la pace.
Poi in certi rari giorni di vento, in autunno o in primavera, in fondo ai viali di Milano comparivano le montagne. Succedeva dopo una curva, sopra un cavalcavia, all’improvviso, e gli occhi dei miei genitori, senza bisogno che uno indicasse all’altro, correvano subito lì. Le cime erano bianche, il cielo insolitamente azzurro, una sensazione di miracolo.
Ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna, un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene.
La montagna nei racconti di Erri De Luca
Una cima raggiunta è il bordo di confine tra il finito e l’immenso.
La montagna è per me un luogo deserto dove si vede il mondo com’era senza di noi e come sarà dopo.
Una cima raggiunta è il bordo di confine tra il finito e l’immenso.
Per me alpinismo è viaggio di superficie, scambio tra due epidermidi, la roccia e le falangi delle dita. Alpinismo è per me aria aperta.
La montagna è per me un luogo deserto dove si vede il mondo com’era senza di noi e come sarà dopo. Quassù in Himalaya mancano pure gli animali, non vola un’ala in aria, non c’è un’orma sulla neve. Ci vengo perché qui si approfondisce il sentimento di essere estraneo, un intruso del mondo.
Da quando scalo e arrampico, ho stima di tutte le creature che lo fanno meglio di me, dal ragno all’orango. Ammiro la mancanza di sforzo, l’eleganza che è sempre il risultato di un risparmio di energia. Penso agli animali per desiderio della loro perfezione. Sono i miei patriarchi, i miei maestri.
Per me alpinismo è viaggio di superficie, scambio tra due epidermidi, la roccia e le falangi delle dita. Alpinismo è per me aria aperta.
Da quando scalo e arrampico, ho stima di tutte le creature che lo fanno meglio di me, dal ragno all’orango. Ammiro la mancanza di sforzo, l’eleganza che è sempre il risultato di un risparmio di energia. Penso agli animali per desiderio della loro perfezione. Sono i miei patriarchi, i miei maestri.
La montagna è per me un luogo deserto dove si vede il mondo com’era senza di noi e come sarà dopo. Quassù in Himalaya mancano pure gli animali, non vola un’ala in aria, non c’è un’orma sulla neve. Ci vengo perché qui si approfondisce il sentimento di essere estraneo, un intruso del mondo
La montagna nei racconti di Fabrizio Caramagna
Di certe cime mi piace la luce che resta negli angoli degli occhi.
Di notte in montagna ci sono tre silenzi diversi: il silenzio delle cime, quello delle stelle, quello della neve. E insieme fanno un silenzio che non esiste in nessun altro luogo.
Le Dolomiti sono la fabbrica di panorami più grande d’Europa.
Nel dizionario, la parola Dolomiti dovrebbe stare accanto alla parola incanto.
Se vuoi vedere un colore che unisce il bianco della neve, il grigio delle rocce, l’azzurro del cielo, il verde dei prati e il rosa del tramonto, allora vai sulle Dolomiti.
Alcune montagne richiedono solo un buon paio di scarpe. Altre, come le Dolomiti, richiedono l’attitudine a sognare.
Alcune delle parti più belle e colorate delle Dolomiti si trovano tra le nuvole.
Vai dove ti senti più vivo. Vai sulle Dolomiti.
Camminare nei sentieri delle Dolomiti è assistere a mille miracoli.
Sulle cime delle Dolomiti il paesaggio è di roccia: altopiani di roccia; terrazze di roccia; dirupi di roccia: diecimila forme magnificamente scolpite.
Le Tre Cime di Lavaredo: questa cattedrale di roccia dove pratichiamo la religione della meraviglia.
A volte la felicità è solo una questione di altitudine.
La vita è migliore con gli scarponcini da trekking e la vista del Sassolungo.
Lascia la strada di tutti i giorni e prendi i sentieri delle Dolomiti.
Non c’è wifi in cima alla Marmolada, ma ti assicuro che troverai una connessione migliore con la tua interiorità.
Le Dolomiti non sono solo un luogo da visitare. Sono una casa dove torniamo per ritrovare la nostra anima.
Il dono di Dio al mondo sono gli alberi, il sole e le Dolomiti.
C’è un intero mondo là fuori, quando ti affacci da un balcone pieno di gerani con vista sulle Odle.
La salita parla al nostro carattere, la cima alle nostre anime.
Sulle Dolomiti, quando pensi di aver raggiunto la cima, trovi sempre una nuova montagna e un nuovo sentiero.
Le Dolomiti sono montagne molto giovani. Sono ancora in fase di costruzione ed erosione, e nessuno oggi può calcolare come saranno tra dieci milioni di anni. Hanno la bellezza della giovinezza e l’incanto della purezza.
Nella quiete della sera anche la grande montagna sembra ripiegare le sue ali.
Quando si va in montagna si diventa teologi del vento, delle foglie, del cielo. In ogni pietra si riconosce la stessa venatura di luce di cui è fatto l’universo.
Le montagne d’estate. Anche se sulle loro cime non c’è la neve, per via della stagione, guardandole si sente che la neve c’è stata e che tornerà. E’ come se uno percepisse la luce e anche il profumo di qualcosa che si è assentato solo un momento.
Respira e guarda le montagne. Hanno visto passare l’eternità e, se ti fermi un attimo, te la possono raccontare.
Arrivato in cima, la pietra della montagna si mescola con le gambe, le braccia, i polmoni. Con gli occhi e i respiri. Con il coraggio e lo stupore.
La montagna è così temeraria a un primo sguardo, così risoluta e avventurosa. Sembra che voglia salire in cielo. Poi però, a un certo punto, si interrompe e scende anche lei.
Le montagne sono le uniche stelle che possiamo raggiungere a piedi.
Di certe cime mi piace la luce che resta negli angoli degli occhi.
Ho preso il mio silenzio e ci siamo seduti in cima a una montagna. Qui c’è un dipinto dovunque ti giri e una luce che apre l’anima.
La montagna nei racconti di Mauro Corona
La montagna mi ha regalato ciò che gli uomini, le donne, i genitori, non sono riusciti a darmi. Dalla montagna mi sono sentito compreso, ascoltato, degnato di attenzione. Qualche volta anche spintonato, ma sempre dopo essere stato avvertito.
Dalla vetta non si va in nessun posto, si può solo scendere.
La montagna mi ha fatto capire che è da sciocchi mettere la vita in banca sperando di ritrovarla con gli interessi. Mi ha aiutato a non essere troppo tonto, anche se un po’ tonti si è tutti da giovani. Mi ha insegnato che dalla vetta non si va in nessun posto, si può solo scendere.
Dalle montagne ho avuto protezione e affetto. La scalata estrema è venuta dopo, ma non c’entra nulla, o molto poco, con l’amore per la montagna, con ciò che mi ha dato e continua a darmi. Per me è la madre sulla quale giocano, si nascondono, cercano calore i suoi figli. Ogni tanto la mamma si stiracchia, respira, sbadiglia, qualche bambino rotola giù. Qualche altro soffoca sotto la sua mole come un pulcino sotto la chioccia. Ma non è colpa di nessuno.
La montagna insegna a vivere: questa frase l’ho udita spesso, ma… non è vera. C’è gente che frequenta i monti da una vita e non ha imparato un tubo! La montagna al massimo regala emozioni a chi è sensibile ed educato.
La montagna mi ha fatto capire che è da sciocchi mettere la vita in banca sperando di ritrovarla con gli interessi. Mi ha aiutato a non essere troppo tonto, anche se un po’ tonti si è tutti da giovani. Mi ha insegnato che dalla vetta non si va in nessun posto, si può solo scendere.
Foto di Pixabay